Mi ero trasferita da poco in quel liceo, era il terzo anno delle superiori. A scuola tutto sommato non me la cavavo male, anzi, i miei risultati erano buoni, sarà perché mi è sempre piaciuto studiare, nonostante una pesante dislessia che cambiava il mio modo di vedere le lettere, i numeri e anche il mondo intero…
Era strano avere un intero universo nella testa e non riuscire ad esprimerlo. A rafforzare questo aspetto si aggiungeva pure la mia timidezza. Anche gli altri ovviamente, mi vedevano diversa.
L’eloquenza non era mai stato il mio forte, tuttavia, avevo il mio modo per esprimermi: il disegno, solo così riuscivo a raccontare i miei mondi, i miei pensieri e le mie emozioni. Di certo l’immaginazione non mi mancava e mi succedeva spesso di trovarmi con la testa tra le nuvole più che con i piedi per terra.
Ovviamente, ero socialmente un disastro, non solo per il mio carattere introspettivo, ma anche per la consapevolezza di non capire gli altri e di non essere capita.
Le giornate passavano, e ogni giorno si ripeteva lo stesso copione: la campanella suonava, tutti uscivano, la classe si svuotava di persone e di rumori, rimanevo solo io, il suono delle pagine dei miei libri e il rumore della mia 2B sul foglio ruvido color seppia.
Ma un giorno di fine settembre non andò allo stesso modo: la campanella delle 10.30 suonò, tutti uscirono dall’aula… Tutti tranne te. Ti vedevo con la coda dell’occhio, ti eri fermata sull’uscio, immobile ad osservarmi. Poi, ti sei avvicinata, tu: bionda, solare, allegra, casinista, corteggiata e popolare, sì insomma, l’antitesi di me per dirla tutta.
Le mie aspettative non erano buone quando ti sei accostata: “Adesso scommetto che mi deriderà come il resto della clas…” “CIAO!” dicesti con una voce squillante e un sorriso sfrontato, “Piacere, io sono Valentina”, c’era un velo di arroganza in te, tipica delle persone testarde, quelle che non sono disposte ad andarsene prima di essere considerate…
Tu, apparentemente l’essere più sfacciato della terra, sei stata l’unica ad avvicinarti a me, a quella “strana”, scavalcando l’apparenza, i preconcetti e le paure nei confronti di chi viene giudicato come “diverso”, l’unica che aveva visto qualcosa oltre la mia corazza.
“Ciao” risposi, ma la mia natura introversa era incapace di darti confidenza, io in fin dei conti, non avevo mai avuto amici e non credevo potessero esserci persone interessate a conoscermi.
Nei giorni successivi continuai a non darti confidenza, ma tu seguitavi pian piano ad avvicinarti – un po’ come quando si cerca di addomesticare un animale selvatico – con pazienza, perseveranza, sfatando la mia convinzione che ogni cosa andasse guadagnata e che nessuno mi avrebbe mai regalato niente. No, questa volta mi stavi offrendo la tua amicizia, semplicemente, gratuitamente.
Era una situazione del tutto nuova e strana per me, ma tu, sembravi felice di conoscere il mio mondo, eri curiosa ed entusiasta.
Le giornate passavano, il mio cuore pian piano si faceva più docile nei tuoi confronti, cominciavo a conoscerti, cominciavo a vederti familiare, finché un giorno – sempre col tuo tono squillante – mi hai detto: “Ti va di venire a casa mia?”
Ed eravamo lì, in una cameretta ancora un po’ infantile, piena di sogni e di musica; lì giocavamo a racchiudere segreti e a raccontarci i nostri mondi così apparentemente diversi, ciò che era al di fuori non ci interessava, perché eravamo diventate complementari io e te; tu mi insegnavi ad aprirmi al mondo, io ti insegnavo a guardarti dentro, come una piccola alleanza, una sorellanza, una squadra. Quello fu l’inizio di tanti pomeriggi indimenticabili passati insieme.
Grazie di cuore amica mia; mi ha insegnato tanto, e se non fossi stata così perseverante la mia dura corazza non si sarebbe mai spezzata.
Ricordo che quel pomeriggio tornai a casa sotto la pioggia, correvo sorridente, era novembre, le foglie cadevano ed era già freddo e buio, ma nel mio cuore una fiamma piena di tepore si era accesa per la prima volta, quella dell’amicizia, Mi resi conto di quanto fosse bello avere un legame e condividere parte della propria vita con qualcuno, mi resi conto di quanto fosse bello non essere più sola…